Poiché la pranoterapia, da oltre un ventennio, è stata accolta dalla gente come “presidio terapeutico ordinario”, alla stregua di una singolare, particolare e nuova farmacopea di tipo complementare, sentiamo l’esigenza di dare alcune linee direttrici su come sia possibile capire di essere potenziali pranoterapeuti.

A nostro parere sarebbe logico affermare, senza troppo discostarsi dalla realtà, che spesso pranoterapeuti si nasce, o meglio, si nasce con la predisposizione a questo tipo di disciplina.

Il pranoterapeuta infatti, uomo o donna che sia, il più delle volte ha un retroterra ereditario o familiare (la mamma, il padre, uno dei nonni o degli zii che erano pranoterapeuti). La maggioranza dei pranoterapeuti che abbiamo conosciuto rivela, ad un’indagine accurata e specifica, vari elementi di questo quadro e conosciamo un po’ tutti i casi di discendenza di facoltà praniche.

È questa una constatazione assai convincente ed una chiara dimostrazione che le capacità spesso si trasmettono per familiarità.

In altri casi si può rilevare tutta una serie di eventualità che può moltiplicarsi davvero all’infinito.

Talora si “sente il bisogno” irresistibile di appoggiare le mani sulle persone sofferenti, anche senza una vera e propria volontà di arrecare miglioramento; tale riprova non è deliberatamente cercata e spesso un risultato favorevole può essere constatato immediatamente con grande meraviglia.

Molti soggetti sono giunti alla pranoterapia per spiccati sentimenti di altruismo; altri per un gesto umanissimo dettato dall’amore per un familiare sofferente, oppure perché hanno osservato fenomeni del cosiddetto “pollice verde” in quanto piante, fiori, arbusti appassiti rifiorivano o davano comunque segni di reviviscenza, oppure gli stessi mostravano un notevole, insolito marcatissimo rigoglio.

In alcuni casi il fenomeno si è prodotto in medici o personale addetto alla cura di malati, i quali hanno constatato che nella loro pratica, con frequenza significativamente elevata, i loro pazienti mostravano una capacità di guarigione marcatamente rapida e comunque superiore alle leggi statistiche usuali.

Altri fenomeni che hanno fatto sorgere in alcune persone sospetti e poi certezze di possedere “qualcosa” nelle mani di diverso dal solito, sono quelli di mummificazione, cioè il blocco dei processi putrefattivi in sostanze organiche altrimenti facilmente putrescibili (carne, fegato, pesci, frutta, foglie, ecc.), che alla lunga divenivano secche, rimanendo dure e perdendo odori sgradevoli in maniera permanente.

Altri casi di riprova delle capacità pranoterapiche sono costituiti da sensazioni di formicolio alle mani o agli arti superiori, di eccessivo e talora molesto calore. In tali condizioni molte persone si sono presentate presso i nostri studi, dopo aver fatto lunghe trafile di esami e ricerche cliniche infruttuose.

Altri esempi di “scoperta” di capacità praniche sono costituiti da quelli di mezzi di informazione che illustravano le capacità dei soggetti dotati, hanno provato con successo ad imitarli.

Praticamente l’elenco che stiamo facendo potrebbe continuare, perché le situazioni sperimentali ed esistenziali in cui ogni pranoterapeuta si è trovato ad esprimersi sono svariate.

Resta però una constatazione importante ed un denominatore comune: ogni pranoterapeuta che abbiamo avvicinato non è diventato tale per caso. Ogni volta c’è un susseguirsi di situazioni, di sensazioni, di esperienze e di vissuti singolare e praticamente personale ed irripetibile.

Ognuno ha avuto la sua individuale esperienza, a seguito della quale ha sentito il bisogno di studiare e approfondire le proprie conoscenze sulla materia. E non sono stati pochi i casi in cui professionisti anche affermati nel loro settore, hanno deciso di dedicarsi a tempo pieno alla pranoterapia, sentendosi più gratificati da questa esperienza di utilità al prossimo.

Elena Pagliuca per A.MI. University

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